sabato 27 aprile 2013

WPP 2013: Alma, una storia lontana fuori la porta di casa

'Mi addolorava molto, ma alla fine l'ho fatto! Per sentirmi una donna forte dinanzi gli altri del gruppo ed entrare nella gang' Lo sguardo ed il tono della voce arrivano nello spettatore e gli scavano dentro ancor prima delle parole. La ragazza parla faccia a faccia allo spettatore, la telecamera in una camera nera focalizza sul volto, la faccia, lo sguardo della ragazza, e la voce lenta ed a tratti commossa ma dirompente è una bomba nell'animo di chi lo guarda e si trova come se la ragazza gli fosse dinanzi e gli stesse parlando, raccontandogli, guardandolo dritto negli occhi, la sua vita, al contempo vittima e carnefice.
La ragazza è Alma, ventenne di città del Guatemala, ma mentre guardo questo bellissimo e struggente documentario, penso, potrebbe perfettamente essere la storia, la vita, il volto, lo sguardo, la voce, le mani di tanti ragazzi e ragazze della mia terra e di tanti altri quartieri 'difficili', tante altre periferie dall'Europa nostrana all'America a tanti altri angoli di questo mondo Inumano.
Alma è una storia al contempo personale e universale, esemplare di generazioni cresciute nel nulla, cresciuta in un una terra in cui attorno a sè è immersa in un mare di solo povertà, violenze, degrado sociale, assenza di leggi e diritti,, uno stato dinanzi ciò totalmente assente, una famiglia in uno stato di forte povertà, ed appena adolescente in questo vuoto si ritrova a volersi sentire qualcuno entrando a far parte di una delle gang piu' violente della città.
Per 5 anni Alma commette brutali crimini, uccide e si uccide, all'apice della sua vita violenta si guarda allo specchio, vede dove l'ha portata la violenza, vede quanto male abbia fatto e si sia fatta e decide di prendere la via del riscatto.
Ma la porta della gang non è scorrevole e così quando comunica di voler cambiare vita ed uscire dalla gang i suoi compagni la sentenziano a morte, le sparano, ma lei sopravvive ai proiettili, ma resterà su una sedia a rotelle a vita, ed oggi a 27 anni si racconta 'nella vita paghiamo sempre un prezzo per quel che facciamo, questo è il mio, ho capito troppo tardi il male che ho fatto, ho deciso di voler raccontare la mia storia affinchè altri ragazzi e ragazze nella mia situazione possano capire prima ciò che io non capii in tempo, possano capire dove porta questa vita di strada e scegliere in tempo la strada giusta salvandosi, se questo racconto possa servire a salvarne anche solo uno ne sarò felice'.
Nel documentario Alma racconta faccia a faccia la sua vita, come è entrata a far parte della gang, le brutali attività criminali svolte in quegli anni, i rapporti con la polizia ed il carcere e la società attorno, le sue sensazioni, il suo guardarsi allo specchio ed il rendersi conto del male fatto ed infine il suo riscatto.

Un documentario che definirei innanzitutto umano, di quell'umanità che spesso il giornalismo dimentica ed invece hanno portato in sala in modo esemplare e grandioso Miquel Dewever Plana e Isabel Fougere, un fotoreporter ed una giornalista francesi.
Un documentario meraviglioso, profondo, commovente, che scava nell'animo dello spettatore e lo porta come raramente fa il giornalismo a riflettere, a guardare innanzitutto alla persona, all'aspetto umano, ed al contempo a come una società malata crea mostri.

Oggi i prodotti giornalistici che raccontano di criminalità sono tantissimi, di tutti i generi, ne siamo assediati, ma il racconto pone troppo spesso lo sguardo solo verso le conseguenze dell'azione criminale e quasi mai porta a a pensare alla persona, ai suoi pensieri, sensazioni, al suo animo, e chiedersi Cos'ha fatto di quella persona un criminale, quali sono le sensazioni di quella persona, e quali sono le colpe di questa società, come ha fatto di quei ragazzi e ragazze dei mostri con i suoi vuoti e le sue mancanze.

Questo meraviglioso lavoro giornalistico di Miquel ed Isabel secondo me incarna l'essenza del giornalismo poichè racconta una storia al contempo personale ed universale, esemplare, in cui una generazione in diversi angoli del globo può rispecchiarsi, con un punto di vista che accentra la persona e l'animo, densa d'umanità.
Penso che il modo in cui è stata raccontata la storia, faccia a faccia, è bellissimo ed esemplare e penso che questo tempo abbia gran bisogno di recuperare in gran quantità questo giornalismo che innanzitutto racconta guardando negli occhi, denso d'umanità, e che si pone un fine d'utilità sociale, penso che questa sia la bussola  ed essenza del giornalismo: che guardi negli occhi, porti il lato umano di una tematica, nasca strada facendo, faccia pensare, sia 'useful'.

Durante la visione di questo commovente documentario guardando Alma innanzitutto restavo molto colpiti dall'enorme parallelismo immediato che mi veniva in mente tra le parole di Alma e quelle di tanti vissuti, storie, racconti ascoltati negli anni scorsi nella mia terra.

In un bellissimo incontro dopo la visione dell'opera proiettata oggi ad Amsterdam in occasione del primo dei giorni di premiazione del World Press Photo 2013 di cui 'A tale of violence' è vincitrice del primo premio nella sezione web documentari, Miquel mi racconta di essere stato per la prima volta nel paese del centro america quasi 30 anni fa, nell'84, documentando da fotoreporter la guerra civile nel paese, ci è ritornato molto spesso negli anni ed ha imparato ad amare quel paese e quel popolo, negli anni duemila ritornandoci vedeva cambiare in male il paese che ama, assediato dalla violenza, ed allora si disse ''questo è il paese che amo ma non nella via che sta cambiando, sta prendendo una brutta strada e voglio e devo far qualcosa, il mio documentario è per me un gesto d'amore verso quel paese'.
E' un lavoro giornalistico che vuole innanzitutto essere utile, mi racconta Miquel, a tanti ragazzi e ragazze della generazione a rischio, specchio di Alma, che li aiuti a riflettere, specchiarsi, e scegliere bene per la propria vita.
'Alma potrei essere io, tu, lei e tanti altri presenti ora qui in questa sala se fossi nato lì, in quelle sue condizioni sociali.'
Miquel ed Isabel con il loro lavoro giornalistico che penso sia di grande valore sia tecnico che letterario per la storia che portano sullo schermo ed il modo in cui la portano, sono riusciti a raccontare la storia in modo profondo e struggente trasmettendo con grande forza il lato umano della persona criminale al contempo vittima e carnefice.


Quando alla fine della serata con gran piacere ho conversato con loro ho scoperto due bellissime persone prima ancora che due grandiosi giornalisti, di quelli di cui questa società ha tanto bisogno in quantità maggiori, penso, un incontro di quelli rari, di cui mi sono sentito molto fortunato e farò tesoro non dimenticando mai le loro parole sul giornalismo, per me preziose ed essenziali, rincasavo questa sera pedalando pensando che dinanzi certi incontri ci si può dire solo fortunati.
 Due persone grandiose, in cui ho visto innanzitutto una forte passione, per il giornalismo di quello di vecchia scuola come lo definisce Isabel, quello che sta in strada notte e giorno, che le storie le vede, vive, e poi racconta, quella vecchia scuola che nel tempo si è persa affossata da giornalisti impiegati, chiusi negli uffici, e che andrebbe tanto ritrovata.
Un lavoro il giornalista, che richiede oltre che passione e voglia di raccontare innanzitutto un grande coraggio, pazienza, tenacia e voglia di lottare, è una lotta continua mi dice Isabel, ma questa società e sopratutto il tuo paese ha gran bisogno di giovani appassionati con sguardo profondo che abbiano grande voglia di raccontare.

Un lavoro grandioso, di grande significato ed importanza ed al contempo nato strada facendo mi raccontavano, il progetto era inizialmente di raccontare le violenze delle gang del paese del centro america, le condizioni sociali di quei quartieri, poi durante gli ultimi tre anni di permanenza in Guatemala Miquel incontra Alma, le strade si incrociano, e così nasce assieme l'idea di raccontare in prima persona faccia a faccia la storia di Alma, e così nasce questo meraviglioso e struggente documentario.
Grande passione, lavoro giornalistico che nasce strada facendo e focalizza lo sguardo innanzitutto cercando di trasmettere il lato umano del racconto ed avendo un utilità sociale cercando di far riflettere il pubblico cui si rivolge ed al contempo mostrando innanzitutto La persona, un racconto denso d'umanità, con giornalisti mossi da grande passione e scarpe consumate dall'aver camminato le strade del mondo ed aperto in esse il loro sguardo profondo ed appassionato mentre li ascoltavo tra me e me sorridevo e pensavo
 ah what WRONG sensations!

P.s. Alma: A tale of violence è un web documentario visibile on line sul sito Alma.arte.tv e scaricabile dallo stesso sito come app per smartphone android o Mac ed anche in versione offline per tablet, rilasciato il primo novembre 2012.

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