lunedì 5 dicembre 2011

Nu naso russo, nu core appassiunate e doje mane tese pe acchiappà a na banda e... Stelle!

Alza la testa,guarda, dritto,negli occhi, incrocia lo sguardo e ti chiedi ‘Lui chi è?’
Quesito che sempre negli incontri del quotidiano dovremmo porci incrociandoci, ed invece tante volte, troppo spesso, smarriti nella frenesia dell’odierna società, perdiamo l’importanza di ciò, e ci si distingue non in persone ma in stereotipi, spesso per il vestire, così si è ‘ò bbuon wuaglion’, 'ò wuaglion malament', ò wuaglion e miez a via’, 'ò figlio e papà' e le vite, le persone, le individualità, i vissuti, si smarriscono nella superficialità.

‘Lui chi è‘  è anche il titolo dello spettacolo messo in scena Mercoledì presso il teatro della s.m.s. ‘Alfieri’ in occasione del Marano Ragazzi Spot Festival dai ragazzi della cooperativa sociale di Barra’Il Tappeto di Iqbal’ capeggiati da quel gran ''folle'' di Giovanni Savino, ‘ò professore e burdell’ come egli stesso si definì durante la nostra intervista a Wrong.
Sul palco ragazzi che raccontavano raccontandosi, nessuna prova, nessun copione, spontaneità, storie,vite, vissuti, processi di cambiamento, maturazione, umanità. 
Un unico legame, forte, fortissimo, su un filo d’umano sentire, che legava tutti, attratti da un vortice di emozioni, da sopra a sotto il palco.
Si apre il sipario si incrociano i volti, gli sguardi dei ragazzi,vedevo qualcosa impossibile da raccontare con parole,c’era un legame che va al di là di tutto, al di là di un fratello maggiore, al di là di un padre,una bellissima grande famiglia su quel palco, si ballava, giocava, rideva, ci si divertiva e soprattutto ci si raccontava.
'Prima spacciavano droga e maneggiavano armi, adesso fanno i giocolieri, ora il fuoco lo sputano...'. Tra qualche battuta, una risata e tanta sana leggerezza e divertimento vi era un coinvolgimento unico, grandioso, si guardava,rideva, pensava...
Era mattina quando sono uscito da quel teatro ma attorno a me vedevo tante Stelle: gli occhi di quei ragazzi...


'Una casa invivibile, volevo fuggire, ma non avevo le palle', Marco sul finale conquista la scena,incanta, commuove, 'Volevo fuggire ma non avevo le palle', e così, in quel momento dello spettacolo immaginavo, eccola lì, 'Volevo fuggire ma non avevo le palle', ed eccola lì, tesa verso di lui, la mano d' ò professore, ed ecco che Marco riesce a scavare pian piano il suo buco e realizzare la sua 'fuga', lascia le piazze di spaccio ad un passato da racconto e inizia a vivere il suo presente.

P.s. Ci sono tante altre cose che sentivo di voler scrivere,raccontarvi, mercoledì mattina a fine spettacolo, tantissime andrebbero ancora scritte ma per le tante emozioni,sensazioni,riflessioni,pensieri nel guardare quei ragazzi, quello spettacolo bellissimo, non riesco a trovare parole per raccontarvi tutto.

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