mercoledì 1 dicembre 2010

PER TE, SIMONETTA

ed eccomi qui quest'oggi voglio portare nei vostri pensieri la storia di SIMONETTA LAMBERTI!!!!!
traggo questa bellissima storia da "la ferita" un libro sulle vittime dei clan! è una storia bellissima,commovente,molto toccante e a tratti straziante se si pensa all'immenso inspiegabile e insensato dolore che ha portato la morte assurda di simonetta, un piccolo angelo nata in una terra che non l'ha voluta, che le ha fatto troppo male, una terra malata, si malata di un terribile cancro che la affligge e che spesso si fa finta di non vedere!
ricordate bene questa data: 29-05-1982 questo giorno fu uccisa simonetta;simonetta lamberti muore in modo assurdo,insensato;l'unica sua colpa che la porta a perdere la vita? essere figlia di un magistrato nel mirino del clan cutoliano,come è possibile mi chiedo spesso morire così, con l'unica colpa di avere un legame familiare o sentimentale magari come successe a gelsomina verde!
tornava a casa assieme al padre,il magistrato alfredo lamberti,erano andati al mare quel giorno,una gita al mare di una padre e una figlia,spensierati,gioiosi,la piccola simonetta aveva soli dieci anni,una vita avanti a sè tutto un futuro da scrivere ed invece la sua vita terminò lì quel 29 maggio 82 per colpa di quei fottutissimi maledetti proiettili sparati nell'attentato al padre!
 vi riporto qui il racconto del dolore della madre;tratto da "la ferita" scrito da mario gelardi:
"un dolore come un isola"
Cava de tirreni - 29 maggio 1982, ore 12.30
Avevo trentatre anni.
Quel giorno era un giorno normale,ero da poco tornata dalla scuola dove insegnavo e stavo preparando da mangiare,me lo ricordo ancora, era pasta e zucchine.
Simonetta stava accanto a me,seduta al suo banchetto gocava a fare la maestra.Mio marito era rientrato presto dalla procura della repubblica di salerno e,dopo pranzo,si era buttatosul letto per riposare un pò. Era una bellissima giornata sembrava estate, mio marito ha chiesto a nostro figlio Francesco di andare con lui al mare ,ma Francesco stava giocando con le sue automobiline e non ne ha voluto sapere.Così si è rivolto a Simonetta,mia figlia mi ha guardato come incerta su cosa fare.Doveva fnire i compiti ma io l'ho incoraggiata ,le ho detto: <<Vai Simonetta non far dispiacere papà>>.
Ore 14.05
Ero in cucina a lavare i piatti.
Ha suonato il citofono era Eva, una mia collega che mi ha chiesto se in casa ci fosse Francesco.
Io le ho detto di si,chiedendole il perchè di quella domanda.
Angela vieni con me si dice che ci sia stato un attentamo a tuo marito,sai le voci circolano,si ingigantiscono.
<<Con lui c'era Simonetta,sai niente di Simonetta? Erano andati al mare a vietri.Dimmelo,se sai qualcosa dimmelo,ti prego>>.<<Andiamo  a vedere insieme>>,mi dice.
il traffico era intenso,non si riusciva a proseguire con la machina così l'abbiamo lasciata ai margini di una srada. Io ero fuori di me,ho iniziato a correre verso un capannello di curiosi che lasciava intravedere la coda dell'auto di mio marito.
gente
confusione
grida
clacson,urla e vetro
Miriade di vetri e sangue.
Ho chiamato Simonetta,speravo di vederla da qualche parte,spaventata perchè aveva assistito a qalcosa di tremendo.
Ma ho visto la sua scarpetta rossa da ballerina rimasta sull'asfalto.
Di lei e di suo padre nessuna traccia.Qualcuno mi ha strappato via caricandomi su una macchina.
Sono arrivata con Eva all'ospedale di Cava de tirreni <<Dove sono mio marito e mia figlia? Ditemi qualcosa, vi prego.La mia bambina ha bisogno di me.>>.
Mio marito aveva due pallottole in una spalla mi ha guardato e mi ha detto che lui stava bene e che dovevo correre da Simonetta che era in rianimazione all'ospedale cardarelli di napoli.Mi ha raccontato che avevano subito un attentato al ritorno dal mare,dei killer avevano sparato contro la macchina ferendo anche la bambina.Mi ha detto solo questo poi i medici lo hanno sedato per poterlo operare
attentato
colpi
la mia bambina
capisco.capisco tutto. non avevo il coraggio di dirlo a nessuno, il mio istinto di madre era arrivato dove la ragione non poteva
nocera
angri
scafati
pompei
napoli
sala di rianimazione dell'ospedale cardarelli
centellinavo i minuti fuori da ogni dimensione di spazio e di tempo, solo io e il dolore.
Finalmente un volto familiare,quello di mio fratello Eugenio.Ci siamo abbracciati,come non facevamo da anni,dal calore di quella stretta ho avuto la conferma della gravità della situazione.Mi ha accarezzato i capelli ed ha susurrato:                                                                       <<Devi essere forte ...tu sei corraggiosa>>.
Eva era ancora accanto a me.Resto ferma a pensare,devo stare tranquilla.Non l'avevo mai lasciata la mia Simonetta;non avrei dovuto lasciarla andare nemmeno stavolta.Mio marito è un giudice e corre mille rischi,ho sbagliato,mia figlia doveva restare a casa con me.Mi viene in mente che sono stata io a dirle di andare e penso che in quel modo ho segnato la sua condanna a morte.
<<Ed ora che succede?>>.
Ho sentito parlare di neurochirugo, è il cervello che hanno colpito.
Eva mi ha detto che la mia bambina doveva essere subito operata.Volevo baciarla prima che la portassero via,ma un'anonima dottoressa mi ripeteva di non preoccuparmi.
<<Non mi dovevo preoccupare? Non mi prendete in giro,almeno questo>>.
La dottoressa non ha risposto ed è andata via.
Erano le 18
Volevo pregare ma non ci riusvivo,non riuscivo a chiedere nessun aiuto.Sentivo che dio non poteva fare niente per me e mia figlia,solo quatro ore prima Simonetta aveva indossato il suo costumino giallo,quello dell'anno prima,felice di vedere il mare.
Ho camminato per la stanzetta da un muro all'altro,ho appoggiato la fronte alla porta metallica di un armadietto dei medici.Eva mi ha preso e mi ha portato a sedere.
Erano le 19.
Il cielo era sempre più incolore.Nessuno mi diceva niente solo io e il dolore, non c'era l'ospedale, non c'era il tempo.Hosentito le campane di una chiesa suonare e in quel momento ho avuto la sensazione che Simonetta mi veniva strappata, che fuggiva via a me.
Dopo cinque minuti è entrato mio fratello per dirmi quello che il mio cuore sapeva gia.Fino la mattina alle sei io non ho avuto il coraggio di vederla,avrei voluto ma non ce l'ho fatta.
Questo è stato il momento più tremendo della mia vita.
Poi solitudine e vuoto. 
Il dolore.Un dolore,un dolore che è come un isola.
ecco questo è il racconto da "la ferita"! leggetelo attentamente! raccontatelo,diffondetelo! penso sia in primis doveroso tenere viva la memoria e far si che questa storia arrivi a tutti!
Far capire ,insomma,quanto sia grande il dolore che ha sparso la camorra!
Da queste parole della madre di Simonetta si evince un dolore straziante,un dolore che non ci si potrà mai spiegare,un dolore così assurdo; mentre scrivo questo testo nella mia mente mi ripeto sempre la stessa domanda a cui non mi darò mai una risposta a cui non c'è una risosta a cui non si può rispondere cazzo! PERCHE' questa domanda mi frulla in testa per tutto il tempo!  perchè cazzo una bambina che aveva una vita avanti a sè,un futuro tutto da scrivere deve morire in modo così assurdo;per essersi trovata nel luogo sbagliato al momento sbagliato,con l'unica colpa di essere la figlia di un magistrato! no a questa domanda non si può rispondere! ma una cosa possiamo e dobbiamo farla dobbiamo impegnarci affinchè il cancro delle mafie sia circonciso,affinchè questa nostra malata società, pian piano con l'impegno costante coerente e quotidiano di tutti noi ,possa guarire! E mentre scrivo ciò un pensiero ricorre alla famiglia di simonetta vorrei scrivere una parola che possa giungere loro,che possa dire a loro e agli altri familiari di chi è morto in modo così assurdo per mano dei clan,vi sono vicino ma non penso si possano trovare parole!
QUESTO E' PER TE SIMONETTA PICCOLO ANGELO DI UN MONDO TROPPO SBAGLIATO CHE NON TI HA VOLUTO!  NATA IN UNA TERRA CHE NON TI HA PERMESSO DI VIVERE!

1 commento:

  1. bella Peppe... ho letto anche cose... hai una sensibilità superiore, non dimenticarlo ;-) (ilaria)

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