domenica 19 dicembre 2010

SULLE BARRICATE SI STA MEGLIO! SUI TETTI C'E' DIGNITA'!

Quest’oggi ,amici,voglio portare alla vostra attenzione due bellissimi testi tratti da “il fatto quotidiano” di mercoledì 15 dicembre! Due bellissimi testi che mi hanno molto colpito,fatto riflettere, e lasciato qualcosa dentro e che sento di condividere appieno!
Il primo è di andrea bernardi ed è sulla violenza,sulla violenza,vera,enorme,quella che subiscono quotidianamente la maggior parte di noi studenti senza diritti,senza futuro,che vedono davanti a sé solo eterno precariato, quella degli operai sempre e solo sfruttati,quella dei padri di famiglia che non possono portare il piatto in tavola,quella del padre di famiglia che deve veder piangere un figlio e non poterlo accontentare,non potergli acquistare vestiti,giocattoli,quella dei tantissimi ragazzi che vorrebbero studiare ma non possono per le condizioni economiche,quella de tantissimi cittadini che per una delle tante fottutissime discariche sono costretti a vivere una vita disumana perché qualcuno ha deciso di passare addirittura sulla salute senza alcuna pietà per ingrassarsi! e potrei continuare,purtroppo,per tanto ancora! La seconda è un testo di Nicolo Carnimeo “lettere a mio figlio sulle barricate”,ed è proprio una lettera che un padre ,facendo un mea culpa su un educazione superficiale , scrive ad un figlio che si trova in piazza ,sulle barricate,a manifestare per riprendersi il suo paese e rivedere un futuro! una bellissima,stupenda lettera!  leggete e rifletteteci!

Andrea Bernardi
La violenza di chi non può fare famiglia perché mancano i soldi.
La violenza di chi non ha i vestiti per l’inverno.
La violenza di chi non ha domani.
La violenza della legge Biagi.
...La violenza di chi non può studiare
La violenza di chi non può mandare all’università i propri figli
La violenza di chi non avrà una pensione
La violenza di chi non ha i soldi per cambiare le gomme della macchina
La violenza di chi vede il Trota alla televisione
La violenza di chi deve vendere la casa perché non ha più soldi.
La violenza di chi ha subito la svalutazione della lira.
La violenza di chi vede il figlio notaio di Larussa.
Questa è la violenza che ogni giorno uccide migliaia di famiglie di italiani. 
Onore a chi alza la testa.

Nicolo Carnimeo

Lettera a mio figlio (sulle barricate)
(Il mea culpa di un padre nell’era di B.)

Mio figlio oggi è sulle barricate. Protesta per strada come io (figlio del ’68) non ho avuto mai ilcoraggio di fare. Lo guardo per la prima volta con occhi nuovi e mi rendo conto che mettendolo al mondo gli ho promesso una vita che non potevo mantenere a queste condizioni, gli ho venduto una illusione, mentre azzannavo gli ultimi scampoli di “polpa”.

L’ho accontentato e non educato alla vita, non l’ho spinto a inseguire i sogni, a battersi o morire per un ideale, neppure a farsi un’opinione che non fosse quella massificata (lasciandolo troppo spesso di fronte alla Tv), né l’ho abituato a leggere i giornali con senso critico, a scendere a fondo e cercare l’essenza delle cose. Ritenevo bastasse comprargli ciò che credeva di desiderare.

Volevo fargli credere che questa vita fosse facile, in modo che non si accorgesse del mondo reale, di istituzioni (di cui io faccio parte) sgonfie, di una chiesa non più punto di riferimento per molti, di sindacati che non rappresentano più nulla tranne che se stessi, di una politica monca parodia del potere e di questa società che ho contribuito a creare.

Credevo che dimostrargli il mio amore fosse offrirgli “tutto e subito”, che muovendo qualche pedina avrei potuto semplificargli il cammino (senza lasciargli la gioia di fare le sue conquiste), volevo fargli credere, come ho creduto io, nel grande sogno italiano, nei milioni di posti di lavoro, ho lasciato che svendesse i suoi sentimenti più intimi in Tv, barattandoli con un attimo di notorietà. Così, ora lo confesso,  l’ho venduto, lasciandolo cadere in un baratro vuoto senza che se ne potesse rendere conto.

Io volevo solo non farlo “sbagliare” (così mi giustificavo) volevo piegasse la testa così come ho fatto io per un briciolo di effimera sicurezza, e non mi rendevo conto di non lasciargli alcuna scelta.

Ma adesso mio figlio è sulle barricate. Nonostante ciò che gli ho fatto ha acquisito consapevolezza. Ed è vivo. E io mi sento vivo con lui, forse per la prima volta. Come se si fosse svegliato da un brutto sogno ha cambiato la scala delle priorità e dei valori e insegue le cose vere, non può sbagliare perché sono tutte quelle che non si possono comprare né barattare e che si possiedono solo nel momento in cui si donano.

Vivi e lotta figliolo mio! Conquistati il posto che meriti in questo mondo, strappalo ai vecchi che se lo tengono stretto con i denti. E anche se sei stanco, e forse, con gli occhi gonfi per i lacrimogeni rileggi le parole che ti dedico, le parole che Kipling dedicò a suo figlio cento anni fa e troverai nuova forza. Questa può essere la mia unica tardiva eredità.

Kipling lettera al figlio

Se…
Se riesci a conservare il controllo quando tutti 
Intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa; 
Se riesci ad aver fiducia in te quando tutti 
Ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio; 
Se riesci ad aspettare e non stancarti di aspettare, 
O se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne, 
O se ti odiano, a non lasciarti prendere dall'odio, 
E tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio;


Se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone; 
Se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo; 
Se riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina 
E trattare allo stesso modo quei due impostori; 
Se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto 
Distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi 
O a contemplare le cose cui hai dedicato la vita, infrante, 
E piegarti a ricostruirle con strumenti logori;


Se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vincite 
E rischiarle in un colpo solo a testa e croce, 
E perdere e ricominciare di nuovo dal principio 
E non dire una parola sulla perdita; 
Se riesci a costringere cuore, tendini e nervi 
A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti, 
E a tener duro quando in te non resta altro 
Tranne la Volontà che dice loro: "Tieni duro!".


Se riesci a parlare con la folla e a conservare la tua virtù, 

E a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente, 
Se non riesce a ferirti il nemico né l'amico più caro, 
Se tutti contano per te, ma nessuno troppo; 
Se riesci a occupare il minuto inesorabile 
Dando valore a ogni minuto che passa, 
Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa, 
E - quel che è di più - sei un Uomo, figlio mio!
 e noi non ci stancheremo mai di resistere! sempre in lotta per riprenderci il paese,riprenderci il nostro futuro! saremo sempre in piazza senza mai stancarci,senza mai assuefarci sempre con tantissima voglia di cambiare questo paese,proprio perchè sono certo è lì la dignità del paese,sui tetti,sulle gru,nelle piazze,sulle barricate....


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